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ROMA (Il Messaggero, 17.02.2009)

Una strada della Capitale sarà presto intitolata a Bettino Craxi. Ad annunciarlo è stato il sindaco di Roma Gianni Alemanno a margine della proiezione in Campidoglio del film-documentario "La mia vita è stata una corsa" sulla vita del leader socialista.

«In consiglio comunale - ha spiegato Alemanno - si completerà a breve l'iter per intitolare una strada a Bettino Craxi. Credo sia un doveroso riconoscimento e omaggio della Capitale a uno dei più grandi leader della storia della Repubblica».

«Craxi è stato un grande leader - ha detto Alemanno - che ha saputo con largo anticipo individuare l'esigenza di modernizzazione del Paese. E' stata una figura capace di scavalcare le vecchie categorie destra-sinistra. Noi del Msi condividevamo la sua ricerca della dignità nazionale e le sue scelte riformiste. Le diffamazioni e i momenti amari non sono riusciti a scalfire l'immagine di uno dei più grandi statisti dell'Italia repubblicana. Inoltre fu lui l'unico prima di Berlusconi a fare una legge su Roma capitale».

Sette ville da sogno, in un unico complesso, comprate «per i parenti e i tanti amici».

E' dovuto accorrere, il giardiniere aveva sbagliato le piante.

Maria Grazia Bruzzone, La Stampa (6.1.2008)

 

E’ partito col suo aereo privato direttamente dalla Sardegna, insieme all’amico e vecchio sodale Gianni Gamondi, l’architetto paesaggista specializzato in complessi turistici, resort e ville da vip sparse per il mondo che lo ha introdotto in Costa Smeralda, ha realizzato per lui La Certosa e lo consiglia su tutto quel che riguarda le case: dagli investimenti alle piante da sistemare qua e là nei numerosi giardini. Loro due, senza Veronica né altri che una pattuglia di scorta ridotta a tre uomini. Destinazione, le Piccole Antille, quella scia di isolette da sogno che corrono a Sud di Miami fin quasi al Venezuela. E’ andato a dare gli ultimi ritocchi alla sua villa di Antigua, l’ultima nata della serie, è stato detto. Il giardiniere avrebbe sbagliato appunto a scegliere certe piante, e lui voleva controllare di persona, si è addirittura precisato. Magari è andata proprio così. Ma l’impellente necessità di Silvio Berlusconi di correre fin laggiù, scavalcando l’oceano, per soli quattro giorni, potrebbe nascondere anche altri interessi, più corposi. Perché in realtà in quel meraviglioso Eden caraibico il Cav possiede non una ma ben sette ville. Un numero ragguardevole che fa praticamente raddoppiare la sue residenze, ormai arrivate praticamente a 14. Le sei originarie, Macherio, Arcore, Portofino, La Certosa, unica sopravvissuta al patrimonio di 7-8 case vendute ad americani e russi negli anni scorsi. Più le due ville alle Bermuda, sempre lì nel Caribe, una delle quali per la figlia. Più la villona lacustre a Cernobbio, comprata di recente, che sta ristrutturando. Più queste sette di Antigua. E se il Cav dicesse di sì alla proposta dell’amico Vladimir Putin di acquistare una villa nel nuovo compound che sta sorgendo sul Mar Baltico, non lontano da San Pietroburgo (ci sta pensando) si arriverebbe a 15. Perché sette ville ad Antigua? «Per i parenti e i tanti amici» è la spiegazione che dà uno che lo conosce bene e lo frequenta spesso, lì non è ancora stato ma assicura che si tratta di costruzioni basse, ben mimetizzate nella rigogliosa vegetazione di palme, mangrovie, buganvillee: nessun pugno nell’occhio (e ci mancherebbe). Certo, bisogna tener conto sia della famiglia che si va espandendo, tra figli e nipoti, sia della propensione del Cav per le ospitate, meglio se grandiose. Infatti, quando qualche anno fa aveva cominciato a guardarsi intorno ad Antigua, Berlusconi avrebbe messo gli occhi su una villona faraonica bella e pronta, ma nel gioco al rialzo (pare che la cifra si avvicinasse a 40 milioni di dollari) avrebbe poi avuto la meglio un gruppo americano. Di qui la scelta di costruire ville multiple. Che è anche un bell’investimento nel comprensorio di superlusso che Gamondi - già autore ad Antigua di un resort per Krizia che oggi la stilista starebbe vendendo, e di un altra casa di un famoso calciatore - sta lanciando nel luogo più affascinante dell’isola: la Nonsuch bay di Emerald Cove. Una baia color smeraldo ad anfiteatro che si apre fra promontori, insenature, cale e calette. «Duemilaottocento chilometri di coste da sogno, una penisola collinare protesa verso il reef», la barriera corallina, recita il sito che reclamizza questa nuova Costa Smeralda dei Caraibi. Un sogno che Gamondi, il settantenne architetto dai baffetti candidi e dall’occhio sornione, coltiva dai primi Anni Novanta. Lui che la Costa Smeralda contribuì a costruirla (Porto Rotondo è una sua invenzione) era attratto da qualcosa di nuovo e ancor più internazionale. Un luogo superappartato ed esclusivo, dove i ricchi del pianeta possono venire a svernare, a ritirarsi alle soglie della pensione sottraendosi alle sempre più invivibili metropoli o semplicemente a godersi il sole, la brezza dell’oceano e il mare di cristallo. Senza neppure le odiose tasse sul lusso care al governatore sardo Renato Soru. Anzi, Antigua è da sempre uno dei tanti paradisi fiscali segnalati dall’Ocse. Il «paradiso nel pieno rispetto della terra», comprende naturalmente campo da golf con clubhouse con vista da urlo sulla baia, «Sailing Club» cioè club velico, Tennis Club, Club bar con piscina galattica. Le case immerse nel verde sono ariose, articolate da terrazze aperte sul mare, pareti mobili, patii interni, e usano molto i materiali autoctoni come il legno dei tetti a capanna coperti di shingles, tavole di sequoia disposte a doppio strato, come vuole la tradizione caraibica, che Gamondi alleggerisce usando molto il bianco, tessuti locali e arredi italiani. O schiarendo i preziosi legni locali sul bordo delle piscine a sfioro.

A Laives a parole ci si tronfia di incentivare il trasporto pubblico ma in pratica è da anni che il servizio più usato dai laivesotti, quello della Sasa per Bolzano, sta peggiorando.
In compenso ci si impunta da un decennio su una linea circolare che non viene utilizzata; ormai i bambini scommettono ridendo, quando vedono passare la linea circolare, sulla presenza di un passeggero o meno nell'autobus: inutile dirvi che di solito sono deserti ed è quindi difficile trovare un bambino disposto a scommettere contro. Solo i politici non lo vogliono capire: lasciano circolare gli autobus vuoti e fanno togliere corse agli autobus affollati: questa è la filosofia di chi non conosce un autobus dall'interno. L'importante è apparire: bisogna notare l'importanza per il comune di Laives della presenza di una bella 'circolare'.
Il colmo si raggiunge quando si legge sui giornali e giornaletti di propaganda comunale stampati a nostre spese sulla costruzione di 'ulteriori piste ciclabili'. Quello che non abita a Laives pensa: però che belle le piste ciclabili, deve essere proprio una cittadina a misura d'uomo, di ciclista, come Bolzano. La verità è che sfido chiunque a nominarmi un unico percorso ciclabile protetto degno di questo nome in questo comune.
Vivere a Laives e lavorare a Bolzano è una tradizione per molti laivesotti. Molti potrebbero anche prendere la bicicletta per andare a lavorare, soprattutto durante la bella stagione. Ma il comune di Laives non è riuscito in un decennio ad offrire un percorso per allacciarsi alla ciclabile provinciale che da Bolzano arriva fino a Trento. Per chi vuole andare a Bolzano le alternative ad oggi sono o la trafficata strada normale o, se vuole andare a raggiungere la ciclabile, allungare il percorso di cinque - sei chilometri e andare verso Sud fino al ponte di Vadena per poi ritornare poi verso Nord a Bolzano. Certo che 5-6 chilometri in SUV o in Jeep o in Audi non sono niente, ma se uno vuole andare a lavorare e sceglie la bicicletta come alternativa questi chilometri (una decina fra andata e ritorno) diventano troppi. Ma in comune cosa fanno? A leggere i giornaletti minculpop stanno pensando a costruire 'ulteriori' piste ciclabili.
Zero più ulteriori (di zero) fa ancora zero: vergogna!
Tutto poteva essere così semplice: come previsto dall'ANAS vent'anni fa con l'allungamento e l'allargamento dell'arginale. Due o forse quattro corsie come prolungamento naturale della allora solo prevista arginale di Bolzano. In 5 minuti da Bolzano a Laives in assoluta sicurezza, senza gallerie, impatto ambientale non troppo rilevante dato che avrebbe affiancato la già presente autostrada. Si sarebbe potuta costruire in tempi rapidi e con costi ridotti ma invece, grazie all'opposizione di pochi 'poveri' contadini (appoggiati dal partito etnico dominante, col tacito assenso dei partitini italiani) si preferisce stravolgere il territorio con una serie folle di gallerie nei pressi dei centri abitati, che per contro sono costretti a sorbirsi ulteriori vent'anni di lavori e di traffico pesante. In compenso i nostri politici hanno in brevissimo tempo ampliato l'aeroporto e costruito sia uno stradone che un nuovo ponte per raggiungere rapidamente e comodamente il Safety Park. Il volere, il potere e l'interesse di pochi contro la pubblica utilità. Viva il partito unico e i suoi lacchè.

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