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b(l)ack panthers

all power to the people

Italy





A parte la maleducazione giornalistica di farmi passare sempre per uno che fa le cose senza accorgersi di cosa sta facendo (Piccolo qui è in buona compagnia con Sofri e Serra, che usarono lo stesso argomento all'epoca della chiusura forzata di Decameron, e con Scalfari, che lo usò nel 2001 per commentare il caso Satyricon); e lasciando perdere i ceffi matricolati alla Aldo Grasso; colpisce lo svarione sul maschilismo e sulla volgarità, che accomuna di nuovo Repubblica (e Unità) al Giornale (c'è chi ha notato anche l'eloquente silenzio del manifesto): parlano del dito (la tecnica) per non parlare della luna (la mia satira sugli italiani, su questo Paese, su Berlusconi, sull'opposizione, sul giornalismo, e le risate roboanti che sono seguite a ogni battuta, dentro il Paladozza e in tutte le piazze collegate).

Mi tocca ricordare allora che la tecnica satirica esibisce il corpo alle prese con la propria fisiologia. Sempre. In questo modo azzera le gerarchie di valori e di potere: qui sta la sua forza liberatoria.

La satira è un genere piccante, non esiste satira gentile, e per questo può urtare certe sensibilità non avvezze al suo linguaggio. Nè deve per forza piacere a tutti. D'altra parte, se avessero letto qualche mio libro, si sarebbero accorti che, come la tradizione insegna, metto in scena corpi sia maschili che femminili, e la figura più ridicola è proprio quella del mio personaggio.

Ho notato che sono le donne (alcune) a sentirsi più colpite dall'esplorazione satirica di umori e pratiche sessuali; ma reagire con una difesa ideologica di genere ("la sua satira degrada le donne") quando si tratta di normale tecnica satirica (la satira, con la sua volgarità giocosa, degrada l'essere umano per generare una visione rinnovata sul mondo) costituisce un abbaglio tanto frequente quanto indiziale. Se si viene urtati da una scena satirica, è utile interrogarsi sul perché, senza proiettare sull'artista il proprio turbamento. Lì c'è un nodo (psicologico e/o culturale) che andrebbe sciolto. Chi lo ha già fatto, ride.

Più in dettaglio: la mia satira immerge il pubblico nella cosa trattata, in modo che il pubblico faccia l'esperienza degli effetti (ad esempio, il maschilismo berlusconiano). Il cortocircuito è attribuire a me l'ideologia della scena che descrivo (maschilista). Così mi si sottovaluta parecchio, però.

Divertente, comunque, vedere in quanti, adesso, si affannano a distorcere il monologo di quella serata, e per i motivi più diversi. Purtroppo per loro, quel monologo è in rete. E sfolgora.

In conclusione: siamo un Paese in cui il capo del governo va a prostitute e i preti violentano bambini, ma il vero problema è la volgarità della satira.

Quelle-fonte: Daniele Luttazzi
Berlusconi Rosenmontag
Certo che insistere con politici e puttanelle nel paese dove andare con quest ultime è un vanto, dimostra che dietro ci sono potenze che non hanno capito una cippa dell'Italia.
Un'altra combinazione: tocca proprio a quel Bertolaso che aveva osato criticare il 'salvataggio' di Haiti da parte dei 20.000 Marines; solo dal fatto che la Clinton se la sia presa tanto si capisce che c'è del marcio sotto.
In sala regia si vuol essere sicuri che tolto Berlusconi dalle palle, si vada poi sul sicuro con uno yesman come Fini o Bersani, senza sgradevoli incognite come potrebbe essere Bertolaso



What Italy don't have to know



Ilaria Alpi & Miran Hrovatin



Gianni Lannes j'accuse:



Italy's answer:



L'Italie censure la diffusion de vidéos sur Internet

Un décret impose désormais une autorisation pour pouvoir diffuser des vidéos sur le net. L'opposition critique une atteinte à la liberté d'expression.

Les vidéos sur Internet connaissent leurs dernières heures en Italie. D'après un décret adopté par le Parlement italien et qui entrera en vigueur le 27 janvier prochain, une autorisation auprès du ministère italien des communications est désormais obligatoire pour "diffuser et distribuer sur Internet des images animées, accompagnées ou non de son".
"La loi assujettie la retransmission d’images sur le web aux mêmes règles caractéristiques que la télévision, qui requièrent une autorisation préalable à toute diffusion par le ministère de la Communication, c’est une limitation incroyable de la façon dont l'Internet fonctionne", a rappelé l'ancien ministre des Communications et membre de l'opposition Paolo Gentiloni sur son blog. "Ce décret est un véritable scandale", a-t-il ajouté.
Des sites de partage de vidéo, comme YouTube, seront ainsi soumis aux mêmes obligations que la RAI.

"L'application d'une directive européenne"

La loi est déjà largement condamnée par l'opposition, différentes association ainsi que les acteurs numériques, qui parlent d'atteinte à la liberté d'expression.
Le secrétaire en charge des Communication, Paolo Romani, insiste sur le fait que "cette loi n’est que l’application de la directive européenne" 2007/65/CE.
Pour Nicolas D'Angelo, commissaire de l’autorité des communications, cette législation est contraire à l'esprit de la directive européenne. L'Italie devient "le seul pays occidental dans lequel une autorisation gouvernementale préalable est nécessaire avant d’utiliser ce genre de services", ajoute-t-il. "Cet aspect fait planer un risque pour la démocratie." De son côté, l'association de défense de la liberté d'expression Articolo 21 dénonce des "restrictions" qui "empêcheront le témoignage de la vie des Italiens sous forme d’images animées sur Internet".
Paolo Romani se défend : "Le décret n'entend pas censurer l'information sur le réseau, et encore moins d'influer sur la possibilité d'exprimer ses idées et opinions à travers les blogs, réseaux sociaux."


Conflit d'intérêts pour Silvio Berlusconi

D'autres pointent le conflit d'intérêts auquel est confronté Silvio Berlusconi, Premier ministre italien et propriétaire du réseau de télévision Mediaset. En effet, avec cette nouvelle législation, les sites de partage de vidéos seront privés des extraits d'émissions diffusées sur les chaînes du groupe Mediaset. Mediaset qui a accusé YouTube de violation de droits d'auteur, lui réclamant 500 millions d'euros.
Google, propriétaire de YouTube, s'est dit "un peu inquiet" par la nouvelle loi italienne, dans un entretien à Bloomberg. De plus, le groupe n'a ainsi plus à craindre la concurrence des télévisions sur Internet. Pour Alessandro Gilioli, journaliste et bloggeur pour L'Espresso, cette loi vise à écraser la concurrence des web TV. "C’est la méthode Berlusconi [...] tuez vos ennemis tant qu’ils sont petits. Voilà pourquoi tous ceux qui font des web TV, doivent obtenir une autorisation gouvernementale et franchir une multitude de barrages administratifs", commente-t-il.
En attendant, le décret doit être renvoyé par l'opposition devant le Conseil d'Etat italien.

Quelle-fonte: Le Nouvel Observateur



L’Italia censura la diffusione di video in internet

Un decreto impone ormai un’autorizzazione per poter diffondere dei filmati sulla rete. L’opposizione critica un attacco alla libertà d’espressione.

In Italia i video su internet hanno i minuti contati. Secondo un decreto adotatto dal Parlamento italiano e che entrerà in vigore il prossimo 27 gennaio, al fine di “diffondere e distribuire su internet immagini animate, accompagnate o meno dal sonoro”, è ormai obbligatoria un’autorizzazione rilasciata dal ministero italiano delle Comunicazioni.
“La legge assoggetta la trasmissione di immagini sulla rete alle stesse regole caratteristiche della televisione, che richiedono ad ogni diffusione un’autorizzazione preliminare rilasciata dal ministero delle Comunicazioni, è una limitazione incredibile al modo di funzionamento di internet”, ha ricordato sul suo blog Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni e membro dell’opposizione. “Tale decreto è un vero e proprio scandalo”, ha aggiunto.
Siti di condivisione di video, come YouTube, saranno sottoposti agli stessi obblighi a cui è sottoposta la RAI.

“L’applicazione di una direttiva europea”

La legge è già largamente condannata dall’opposizione, da differenti associazioni così come da aziende del digitale, che parlano di un attacco alla libertà d’espressione.
Il viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, insiste sul fatto che “questa legge non è altro che l’applicazione della direttiva europea 2007/65/CE
Per Nicola D’Angelo, commissario dell’autorità delle Comunicazioni, tale legislazione è contraria allo spirito della direttiva europea. L’Italia diviene “l’unico paese occidentale nel quale è necessaria un’autorizzazione preliminare del governo prima di utilizzare questo genere di servizi”, aggiunge. “Questo aspetto costituisce un rischio per la democrazia.”
Dal canto suo, l’associazione per la difesa della libertà d’espressione Articolo 21 denuncia delle “restrizioni” che “impediranno la testimonianza della vita degli italiani sotto forma d’immagini animate su internet.”
Paolo Romani si difende: “Il decreto non intende censurare l’informazione sulla rete, e ancora meno influire sulla possibilità d’esprimere le proprie idee ed opinioni attraverso blog, reti sociali.”

Conflitto d’interessi per Silvio Berlusconi

Altri puntano sul conflitto d’interessi di fronte a cui si trova Silvio Berlusconi, primo ministro italiano e proprietario della rete televisiva Mediaset. In effetti, con questa nuova legge, i siti di condivisione di filmati saranno privati degli estratti di trasmissioni diffuse sui canali del gruppo Mediaset. Mediaset ha accusato YouTube di violazione dei diritti d’autore, citandolo per 500 milioni di euro. (Ho tolto il “che” perchè secondo me il giornalista ha fatto casino)
Google, proprietario di YouTube, in un’intervista a bloomberg, si è dichiarata “un po’ inqueta” per la nuova legge italiana.
Inoltre, il gruppo non ha così più da temere la concorrenza delle televisioni su internet. Per Alessandro Gilioli, giornalista e blogger di L’Espresso, questa legge mira a polverizzare la concorrenza delle TV sulla rete. “È il metodo Berlusconi [...] ammazzate i vostri nemici intanto che sono piccoli. Ecco perchè tutti quelli che fanno TV-internet, devono ottenere un’autorizzazione dal Governo e superare una miriade di barriere amministrative”, osserva.
In attesa, il decreto deve essere mandato dall’opposizione dinanzi il Consiglio di Stato italiano.

Quelle-fonte: Italia dall'estero

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